Che cos’è il pranayama

La parola Prana significa energia. Yama significa controllo.

La scienza del controllo del prana si chiama pranayama.

Per prana si intende energia vitale, il prana è tutto ciò, che muove che crea movimento, vita, all’interno e all’esterno di noi. Il prana esiste nel cibo, nell’acqua, nella luce del sole. L’aria, l’acqua, gli alimenti, la luce solare, veicolano il prana da cui dipende qualsiasi forma di vita, animale e vegetale. Il prana si trova ovunque, penetra in tutto il corpo ed è il nostro vero nutrimento, perché senza di esso non sarebbe possibile alcuna forma di vita.

Quindi il pranayama è l’insieme di quelle tecniche che permettono di imparare a gestire il nostro respiro.

La respirazione è un atto involontario, ma nel momento in cui iniziamo a gestire il nostro respiro, diventa un atto volontario. Il pranayama è il ponte fra il fisico e lo spirituale, ed è quindi il fulcro dello yoga.

A cosa serve il pranayama?

Se attraverso agli asana andiamo a rimuovere i “blocchi” che abbiamo nel nostro corpo, con il pranayama andiamo a far circolare meglio a far fluire la nostra energia vitale.

Il respiro è legato a doppio filo con il nostro stato d’animo: quando siamo agitati, il nostro respiro sarà più rapido, meno profondo, mentre se siamo tranquilli riusciamo ad avere una respirazione più completa e profonda. Se riusciamo a capire questa connessione, capiremo anche l’importanza di gestire il nostro respiro, perchè se riusciamo a gestire il nostro respiro, riusciamo a gestire meglio i nostri stati d’animo e rimanere più focalizzati.

L’importanza degli esercizi di pranayama è che ci aiutano a rimanere con la mente in quello che stiamo facendo, quindi nel momento presente. Questo è molto importante perché se ci pensiamo nella nostra vita passiamo davvero tanto tempo o a pensare a quello che è successo nel passato, o a preoccuparci di quello che deve ancora accadere, dimenticandoci di vivere e godere del momento presente, senza riuscire a vedere ciò che abbiamo davanti agli occhi.

Gli obbiettivi delle tecniche di respirazione sono proprio quelle di riuscire a mantenere la mente nel momento presente seguendo il respiro.

Quando va praticato il pranayama?

Il momento ideale per praticarlo sarebbe dopo la pratica degli asana in quanto con la pratica degli asana attivano la circolazione sanguinea in tutto il corpo si aprono i capillari e permettono al prana, di distribuirsi armoniosamente in tutto l’organismo.

Non andrebbe fatto dopo i pasti, a stomaco pieno. Esistono diverse tecniche di pranayama che possiamo adattare nei diversi momenti della giornata anche a seconda dei nostri stati d’animo, sia per calmarci, quindi andando a d attivare il nostro sistema nervoso parasimpatico, sia per riattivarci, lavorando più specificatamente nel sistema nervoso simpatico.

La respirazione è composta da quattro fasi: La fase di inspiro, la ritenzione a polmoni pieni – Kumbaka- la fase di espiro, la ritenzione a polmoni vuoti suniaka e di nuovo la fase di inspiro. In particolare, si è visto attraverso studi che durante la ritenzione prolungata del respiro si stimola il nervo vago che è connesso al nostro sistema nervoso parasimpatico, ristabilendo l’equilibrio neurovegetativo.

Nel praticare pranayama sono importanti sia la fase di inspirazione, in cui immettiamo prana, energia, nel nostro corpo, sia la fase di espirazione in cui andiamo ad espelle, a lasciare andare le nostre tossine. Il prana viene introdotto nel nostro corpo attraverso al respiro e può essere veicolato nel nostro corpo attraverso l’utilizzo dei bandha.

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