Ciò che distingue lo yin yoga dallo yang yoga è che le posizioni si mantengono molto più a lungo dai 3/5 minuti.
Per parlare di yin yoga, è necessario conoscere le definizioni di yin e yang; stiamo parlando di due opposti: Yin rappresenta qualcosa di solido, nascosto, immobile, scuro, freddo, è l’energia lunare, femminile; yang rappresenta qualcosa di liquido, mobile, luminoso, visibile, caldo, è l’energia solare, maschile.
Rispetto il corpo, immaginiamo di suddividerlo in tre principali tessuti: – Le ossa, il tessuto meno elastico, i tendini che sono un po’ più elastici, e i muscoli che hanno il tessuto più elastico. Se scartiamo le ossa perché non sono elastiche (lo sono in una parte così infinitesimale, che poco ci interessa in questo contesto), parlando di elasticità ci riferiamo in particolare al tessuto connettivo muscolare e poi quello dei tendini e dei legamenti. Il tessuto connettivo che compone i muscoli è più elastico, rispetto al tessuto connettivo che compone tendini e legamenti . Fra i tessuti quindi il tessuto connettivo dei tendini e dei legamenti è quello più yin, quello più profondo, nascosto, meno elastico; ed è quella la parte su cui si va ad agire attraverso la pratica di yin yoga.
Nella pratica dello yin yoga si entra nelle posizioni in maniera dolce e graduale ponendosi in un atteggiamento di ascolto e osservazione, assecondando il corpo mano a mano che entra nella posizione, creando così un stress moderato, ma prolungato in modo da arrivare al nostro tessuto connettivo più profondo.
Tensione e compressione
Se il nostro corpo non ci permette di entrare in una determinata posizione i motivi possono essere principalmente due: – Le articolazioni sono in uno stato di tensione – le articolazioni sono in uno stato di compressione. Nel secondo caso si tratta della nostra conformazione ossea e c’è poco da fare. Nel primo caso abbiamo la possibilità di mutare e migliorare questa cosa.
Come possiamo distingue fra tensione e compressione? Il campanello d’allarme è il dolore. Se sentiamo un dolore pungente a livello osseo, articolare stiamo creando una compressione e stiamo danneggiando il nostro corpo. Per lavorare in maniera sicura sul nostro tessuto connettivo dobbiamo sempre tener presente che lo “stress” che creiamo deve essere moderato ma di lunga durata.
Perché lavorare sul tessuto connettivo più profondo?
Perché è stato studiato e dimostrato che quando i tessuti non vengono usati, si deteriorano (così come al contrario se vengono usati troppo con uno stress breve ma continuo).
Lavorando sul tessuto connettivo si stimola la produzione di acido ialuronico che mantiene i nostri tessuti lubrificati e in salute. Quindi ci sono almeno quattro buoni motivi per stressare i tessuti del nostro corpo:
– Per evitare la degenerazione causata da una prolungata immobilizzazione;
– Per evitare che si atrofizzino,
– Per evitare che le articolazioni si fissino,
-Per stimolare la produzione di acido ialuronico
Con il passare degli anni la produzione di acido ialuronico tende a calare diminuendo quella lubrificazione che ci permette di muoverci. Attraverso la pratica dello yoga, si contrasta questo processo di invecchiamento dei tessuti.
Nello yin yoga lavoreremo sui tessuti più profondi, nella yang yoga, in quelli più “superficiali”.
Tutte le forme di yoga stimolano il flusso di energia vitale (prana-chi) nel nostro corpo. Per questo una pratica di yin yoga dovrebbe donare uno stato di profonda tranquillità, ed energia nello stesso tempo.