Quando pensiamo allo yoga, ci vengono in mente soprattutto le posizioni sul tappetino. Lo Yin Yoga è diverso: è una pratica lenta, silenziosa e profonda. Le posizioni si mantengono più a lungo (di solito 3–5 minuti), per dare al corpo e alla mente il tempo di ammorbidirsi e riposare nell’ascolto.
Non è “solo allungamento”: è imparare a stare, ad ascoltarsi e a lasciare che le cose cambino con il tempo, non con la forza.
Mi piace pensare a Yin e Yang come a due qualità della vita:
Yin: interno, calmo, silenzioso, fresco, profondo (energia “lunare”).
Yang: esterno, attivo, luminoso, caldo, dinamico (energia “solare”).
Nella pratica:
Lo Yang Yoga è più dinamico: scalda, fa lavorare i muscoli, costruisce forza e vitalità.
Lo Yin Yoga è più quieto: ci rallenta, ci porta dentro, aiuta a sciogliere rigidità profonde e a calmare la mente.
Entrambi servono. Insieme creano equilibrio.
Il nostro corpo non è fatto solo di muscoli. Ci sono anche strati più profondi e densi che li avvolgono e collegano (tessuti connettivi intorno alle articolazioni). Questi strati cambiano lentamente: non amano la fretta, ma rispondono bene a uno stimolo dolce e costante nel tempo.
Ecco perché nello Yin si resta qualche minuto nella stessa posizione: il corpo ha il tempo di ammorbidire quelle zone più “nascoste” e rigide, e la mente ha il tempo di rallentare.
Il corpo si adatta a ciò che facciamo: se non usiamo certi tessuti, tendono a deteriorarsi; se li usiamo troppo e troppo in fretta, si irritano. Lo Yin Yoga propone uno stimolo dolce e prolungato: poco sforzo, più tempo e respiro.
Lavorare con calma sugli strati connettivi più profondi aiuta anche a sostenere la naturale produzione di acido ialuronico, che mantiene i tessuti lubrificati e “scorrevoli”. Con l’età questa produzione tende a calare: una pratica costante aiuta a preservare idratazione ed elasticità.
Quattro buoni motivi per “stressare” dolcemente i tessuti:
Evitare la degenerazione da immobilità prolungata.
Prevenire atrofia e perdita di elasticità.
Evitare che le articolazioni si “fissino” e perdere mobilità.
Sostenere la produzione naturale di acido ialuronico e quindi la lubrificazione tissutale.
In sintesi: nello Yin Yoga lavoriamo soprattutto sugli strati più profondi e sull’ascolto; nello Yang Yoga agiamo di più sui tessuti superficiali e muscolari, con calore e movimento. Entrambi servono: insieme creano equilibrio.
Quando “non entro” in una posizione, di solito è per due motivi:
Tensione: i tessuti sono semplicemente rigidi. Con il tempo migliorano.
Compressione: sono le ossa o l’articolazione a dire “basta”: lì non si forza.
Come distinguerle?
Una trazione diffusa, sopportabile, che “parla” ai tessuti morbidi → ok, tensione.
Un dolore pungente, profondo, “di spigolo” o dentro l’articolazione → no, compressione: esci, cambia variante o usa supporti.
Regola d’oro Yin: poco sforzo, tempo e respiro. Mai dolore articolare.
Entra piano nella posizione e fermati quando senti un allungamento sostenibile (circa il 70% delle tue possibilità).
Resta per 3–5 minuti (se inizi: 2–3 sono perfetti).
Respira morbido. Se il respiro si blocca, stai chiedendo troppo.
Usa supporti (coperte, cuscini, blocchi): non sono “aiutini”, sono la posa.
Quando esci, riposati qualche respiro (quel momento si chiama “rebound”): ascolta cosa è cambiato.
Esempi di forme Yin che propongo spesso: farfalla in avanti, sfinge, dragone con varianti, cerniera seduta, cuore che fonde (melting heart). Le adattiamo sempre al tuo corpo.
Più mobilità intorno alle articolazioni, meno sensazione di “ruggine”.
Postura più naturale e respiro più ampio.
Calma mentale, sonno più regolare, più presenza nelle cose.
Maggiore consapevolezza del corpo (ti accorgi prima di quando stai esagerando).
Con il passare degli anni i tessuti tendono a “seccarsi” un po’: praticare con costanza aiuta a mantenere lubrificazione e elasticità naturali.
Lo Yin va bene per tutti, se fatto con ascolto e gradualità.
Presta più attenzione (e chiedi sempre un parere medico se hai dubbi) in caso di: gravidanza, iperlassità, osteoporosi importante, infortuni recenti, dolori acuti. In studio troverai sempre varianti sicure.
Segnali per uscire subito: formicolii, perdita di sensibilità, dolore acuto/articolare.
Se fai pratiche dinamiche o sport: aggiungi 1 sessione Yin a settimana.
Se ti senti spesso “in corsa”: prova 2 brevi pratiche Yin (anche 20–30 minuti) distribuite nella settimana.
Nel mio studio l’ultima settimana del mese ogni corso prevede una lezione Yin dedicata: uno spazio per rallentare e ascoltarsi.
È noioso restare così tanto fermə?
All’inizio può sembrarlo. Poi scopri che in quella quiete c’è tantissimo movimento interno.
Serve essere flessibili?
No. La flessibilità può arrivare, ma non è l’obiettivo. L’obiettivo è stare bene nel tuo corpo.
Quante volte a settimana?
Anche una volta, con costanza, fa la differenza.
Ti aspetto in presenza a Formigine (Via Unità d’Italia 16) e online.
Trovi orari e prenotazioni qui: Calendario corsi e Lezione di prova.
Nelle lezioni di settembre e ogni ultima settimana del mese dedichiamo uno spazio speciale allo Yin Yoga.
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Nota bene: le informazioni qui condivise hanno scopo divulgativo e non sostituiscono il parere di un professionista sanitario.
Conosci il tuo corpo attraverso la mente, grazie agli articoli sullo yoga pubblicati sul mio blog.
