Gli otto passi dello yoga

Gli otto passi dello yoga


“Nel momento in cui sei venuto su questo mondo di esistenza, una scala è stata posta davanti a te per aiutarti a scappare” Rumi.


Gli otto passi dello yoga possiamo vederli come se fossero 8 gradini per arrivare ad essere liberi:
I primi due sono gli Yama e Nyama, una sorta di codice etico che ci indica come fare per stare bene con se stessi e con gli altri.

  1.  Gli Yamas sono 5:

Aimsha: Non violenza, intesa nel suo significato più ampio del termine non violenza né verso gli altri ne verso se stessi. Inteso come Amore. Significa anche cercare di non avere pensieri negativi, pensieri violenti, cercare di eradicarli dalla nostra mente per fare in modo che non si sviluppino.
– Satya: Verità, riguarda l’essere onesti, con se stessi e con gli altri.
– Asteya: Non rubare. Non prendere nulla che non ti appartiene. Inteso non solamente nelle cose materiali, ma non rubare, il tempo, degli altri, non rubare energia ad esempio!
– Bramacharya: castità. Nei tempi in cui lo yoga veniva praticato solo dai bramini, si pensava che non si dovesse fare sesso per non sprecare la nostra kundalini, la nostra energia. Ora viene inteso più come evitare di avere facilmente sesso con chiunque per onorare la nostra energia, la nostra persona.
– Aphariga: non essere avari. Inteso come non volersi attaccare alle cose, non attaccamento!


2- Niama E’ il codice etico per vivere nobilmente con le altre persone. Anche i niama sono 5:

  • Saucha: la pulizia.  Essere puliti. Si riferisce sia esternamente, che internamente. Quindi anche avere pensieri puliti, puri. Avere un corpo pulito, e vivere in un ambiente pulito. E ‘stato dimostrato che l’ambiente in cui viviamo influenza la nostra mente. Quello che noi conosciamo come il feng shui in india corrisponde a vastu. La capacità di fare circolare buona energia nello spazio in cui viviamo.
  • Santosha: Positività. Può essere anche inteso come gratitudine, essere contenti di ciò che si ha, cercare di vedere sempre il lato positivo delle cose! Un modo molto potente per coltivare santosha è pensare a tre cose positive della giornata ogni sera prima di addormentarsi. Questo è un esercizio molto potente per la nostra mente!
  • Tapas: E’ l’impegno! L’ardore, la disciplina. Qualunque obbiettivo vogliamo raggiungere non esisto scorciatoie se non lavorare con impegno, ardore, passione, disciplina. Questo è tapas!
  • Svadyaya: Lo studio del se. Conoscere sé stessi. E per conoscere noi stessi dobbiamo cercare di essere onesti con noi stessi, non nasconderci dietro scuse, dietro alibi, dietro a veli. Se vogliamo lavorare su noi stessi prima abbiamo bisogno di scoprire e capire veramente chi siamo, al di la di ciò che ci influenza.
  • Isvara pranidara: arrenderci al divino. Prendere atto che non siamo in grado di controllare ogni cosa che succede. Non ne abbiamo il potere! L’unica cosa che possiamo fare è controllare il nostro atteggiamento. Decidere se essere positivi o negativi.

Quando viviamo in armonia con questi 10 punti, allora riusciamo ad essere allineati con noi stessi, e a vivere bene anche con gli altri

  1. Asana Sono le posture. Un asana dovrebbe essere “stira Sucam” stabile e confortevole. Le asana servono per mantenere il nostro corpo in salute, forte ed elastico, per migliorare il nostro sistema immunitario, perché il corpo, per gli yogi, è il tempio dell’anima e deve essere in salute
  2. Pranayama: Controllo del respiro. Il respiro è legato a doppio filo con la nostra mente, e quando riusciamo a controllare e a gestire il nostro respiro, allora siamo in grado di controllare anche la nostra mente, le nostre emozioni e riusciamo ed essere più focalizzati sul nostro “darma” i nostri scopi. Il controllo del nostro respiro ci guida verso il quinto gradino:
  3. Pratyhara: La capacità di ritirarci nei nostri sensi, di staccarci dal mondo esteriore per entrare nel nostro mondo interiore. La capacità di non essere dominati dai sensi, ma di controllarli. Più aumentiamo questa capacità, più ci avviciniamo al sesto gradino:
  4. Dharana: Darana è la capacità di focalizzare la mente in un solo punto. Può essere il respiro, come può essere la luce di una candela, o qualcosa di esterno a noi. Significa focalizzare tutta la nostra energia in un solo punto. Quando il punto della nostra concentrazione “cade” lascia spazio al settimo gradino:
  5. Dhyana: la meditazione. Quando diventi un tutt’uno con il tuo respiro, quando passi da essere il testimone del tuo respiro ad essere il respiro stesso, quando perdi la cognizione del tempo e dello spazio, quando il perdi il concetto di dualismo sentendoti un tutt’uno con il tempo e con lo spazio quando fai esperienza del significato della parola stessa dello yoga che significa unione. Ci sono diversi modi per entrare nello stato di meditazione ma lo stato meditativo è uno. Più entri nella profondità di questo stato più ti avvicini all’ultimo gradino:
  6. Samadhi: è l’estensione di dhyana, è lo stato di beatitudine più profondo è perdere i confini fisici del corpo e sentirsi parte dell’universo, del divino. “l’illuminazione è quando un onda si rende conto di essere l’oceano” Thich Nhat Thanh

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