
I 9 ostacoli alla pratica dello yoga
Negli Yoga Sutra (I.30) Patanjali descrive nove impedimenti interiori, chiamati antarāya, che possono rallentare o interrompere il cammino dello yoga. Sono ostacoli sempre attuali, che possono presentarsi in qualsiasi momento della vita, sia nella pratica sul tappetino sia nelle nostre giornate.
I nove antarāya uno per uno
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Vyādhi – Malattia
Quando il corpo non è in equilibrio, la costanza e la concentrazione diventano più difficili. -
Styāna – Inerzia mentale
Un senso di apatia, mancanza di motivazione ed energia interiore. -
Saṁśaya – Dubbio
Dubbi sul metodo, sulle proprie capacità o sull’efficacia dello yoga. -
Pramāda – Negligenza
Sapere cosa fa bene ma rimandare, distrarsi o non agire. -
Ālasya – Pigrizia
Restare nella zona di comfort, non trovare tempo o voglia di praticare. -
Avirati – Attaccamento sensoriale
Essere catturati da piaceri e distrazioni esteriori che allontanano dall’ascolto interiore. -
Bhrāntidarśana – Percezione errata
Illudersi di aver raggiunto una comprensione o un traguardo che non è ancora stabile. -
Alabdha-bhūmikatva – Incapacità di avanzare
Difficoltà a consolidare stati più profondi di attenzione e consapevolezza. -
Anavasthitatva – Instabilità
Dopo aver progredito, la fatica a mantenere ciò che si è conquistato.
Lo yoga come strumento per la vita
Patanjali non considera questi ostacoli dei fallimenti, ma segnali preziosi. Riconoscerli è già un atto di consapevolezza. Lo yoga ci offre molti strumenti per trasformarli: respiro, meditazione, ascolto, movimento, introspezione.
Ed è importante ricordare che fare yoga non significa solo srotolare il tappetino.
Yoga può essere prendersi un minuto per respirare profondamente, osservare i propri pensieri senza giudizio, o semplicemente essere grati per ciò che si ha. Il tappetino è una palestra di vita, ma il vero yoga inizia quando lasciamo il tappetino, nelle scelte quotidiane, nelle relazioni, nel modo in cui affrontiamo le sfide.
Come superare gli ostacoli nella pratica
La risposta che gli Yoga Sutra suggeriscono è la pratica costante (abhyasa) unita al distacco e alla fiducia (vairagya).
Anche pochi minuti al giorno di presenza consapevole — una respirazione profonda, una breve meditazione, una camminata in silenzio — possono diventare pratica e nutrire la nostra crescita interiore.
Ogni passo consapevole è già yoga
Non serve aspettare il momento perfetto per ricominciare.
Ogni respiro, ogni gesto fatto con attenzione e gratitudine, è già yoga.
Che avvenga su un tappetino, in ufficio, in natura o in una pausa tra gli impegni, il viaggio verso l’equilibrio inizia sempre da qui e ora.
Con gratitudine,
Sammy




